Benvenuti da Filippo

Il dilemma del biclasse

PHB35_PG37_WEB“E’ meglio saper fare qualcosa benissimo, o tante cose più o meno?”

A volte si pensa alla propria vita, a cosa è stato e cosa sarà, e vengono in mente tante cose. Oggi, nelle interminabili vasche in piscina, pensavo al lavoro e alla carriera, alle mie tante e forse troppo diverse passioni, e mi è venuto in mente un vecchio episodio risalente ai tempi dell’Università, quando un’improbabile coppia Forchino-Decaroli aveva deciso di collaborare nel laboratorio di Intelligenza Artificiale. Per inciso, fu anche l’unica volta che riuscimmo a cominciare e finire un progetto informatico insieme. Anche se, lo ammetto, copiammo spudoratamente il programma del Tic Tac Toe perchè nessuno di noi ne capiva niente di Prolog (che invece poi avrei imparato a padroneggiare al momento della tesi), ci impegnammo seriamente nel successivo esercizio con CLIPS; proponemmo infatti un sistema esperto per l’assegnazione ottimale di una classe ad un personaggio di Dungeon & Dragons dato un certo tiro di dadi (ho giocato a D&D solo di striscio una volta o due massimo – e non mi è piaciuto – però l’idea di fare qualcosa di un po’ stravagante mi intrigava). E fu lì, cercando di convincere il prof. Torasso della validità del nostro lavoro, che ci scontrammo con l’annoso problema della biclasse. Infatti sembra che la versione del gioco che Danut aveva scelto prevedesse non solo che un personaggio dovesse scegliere una “classe” – tipo una professione: guerriero, mago, chierico, oste, banchiere… – ma anche la possibilità che, rinunciando a certi bonus, potesse sceglierne invece due insieme: il personaggio biclasse, appunto.
Ok, magari c’è qualche imprecisione tecnica (me ne perdonino gli esperti di D&D), ma l’idea era che o uno si specializzava in una professione, se ne aveva le attitudini favorevoli, oppure se il destino (i.e. il lancio di dadi) non aveva parlato chiaramente, poteva sceglierne due, rinunciando per sempre all’eccellenza in una di esse ma potendo comunque contare sui benefici base di entrambe. Facile scelta alle estremità dello spettro, ma in quella grande fetta di grigio che è la maggior parte dei casi, cosa era meglio? La criticità non sfuggì al prof, mancava un’assunzione importante e questo metteva in crisi tutto il programma – comunque la storia dice che il laboratorio lo passammo lo stesso, infatti la laurea la portammo a casa entrambi…

In realtà – e ora torno alla riflessione in piscina – la vita sembra premiare il guru, il luminare, chi si è iper-specializzato; chiunque con un problema specifico vorrebbe poter consultare il super esperto di quel problema, costi quel che costi. C’è un super esperto di tutto, e prima o poi viene a taglio. Per noi i grandi non sono forse quelli che hanno raggiunto l’eccellenza nella propria disciplina, che so Le Corbusier per l’architettura, Picasso per la pittura, Beethoven per la musica, Einstein per la fisica? Poi magari Le Corbusier era un ottimo musicista, Picasso giocava bene a calcio, Beethoven avrebbe potuto fare il fumettista ed Einstein eccelleva come idraulico… Ma questo, anche fosse vero, a nessuno interessa! Sono quisquilie rispetto all’eccellenza guadagnata nei settori in cui tutti sanno che essi hanno operato. Magari ci sono altri che hanno lavorato con loro e perfino permesso i loro capolavori, che so un oscuro fisico di laboratorio che faceva i “conti della serva” e poi tornava a casa dalla famiglia, e cercava di essere un ottimo padre… Ma wham, via, cancellato dalla storia. Insomma, questi biclasse hanno qualche speranza di essere ricordati?

Io mi sento un po’ così, perchè di passioni ne ho tante, accumunate forse dalla voglia di creare, di inventare, di sperimentare, ma non ho mai avuto la costanza di seguirne fino in fondo alcuna. Anche sul lavoro, mi ritrovo ad avere tanta esperienza, aver vinto sfide ed esplorato l’ignoto prima e più velocemente di altri, ma non sono il super esperto di nulla. Sono un povero bi, tri, quadri classe e forse più. Mi piace programmare, disegnare, scrivere, intagliare, cucinare, smanettare con l’elettronica in cui so di essere completamente negato, mi piacciono la scienza, l’agricoltura e le piante, cantare… Mi sono appassionato a scrivere fumetti, dirigere e recitare video, perfino a scrivere canzoni. Nel lavoro ho un curriculum che è metà software embedded e metà web applications, e sono due cose diversissime… E allora? Io che da piccolo volevo fare qualcosa di grande, che valeva la pena di essere ricordato, ho sbagliato tutto?

E’ stato a questo punto che ho sorriso. Perchè, mentre nuotavo a dorso fissando il soffitto a tendoni della Cozzi (che tra l’altro è sospetto e deve nascondere qualcosa di misterioso, probabilmente un giganteso fascio littorio o qualcosa del genere visto che la piscina è stata costruita nel 1934 ed è in perfetto stile fascio), mi sono ricordato che non ci sono solo i Le Corbusier, i Picasso o i Beethoven. C’è anche il grande campione dei biclasse, e che campione… Uno che, se mi passate il termine, gli caga in testa a tutti: è lui, Leonardo Da Vinci. Naturalista, ingengnere, artista, inventore, designer… E tutto ad altissimo livello. E non è il solo, anche Michelangelo Buonarroti era sia incredibile pittore che incredibile scultore ed archietto. E poi Primo Levi, chimico nel lavoro e piacevolissimo scrittore (io l’adoro)…
Insomma, l’importante è metterci passione, non gettare mai la spugna, affrontare le sfide per vincerle, mai solo per partecipare. E’ più difficile, è un lavoro d’acrobata, bilanciare le energie e l’esperienza in tante passioni, mentre il super esperto butta tutto lì, in quel che sa fare meglio.

Ma se ci guardiamo indietro, e vediamo che dove ci siamo impegnati abbiamo fatto parlare di noi, abbiamo lasciato il segno, magari non saremo i super esperti del terzo bit della locazione 1421 della mappa di memoria del microcontrollore XC21, non saremo scopritori di busoni o quello che a 4 anni si arrampicava sugli alberi e poi si è buttato dalla stratosfera, ma saremo altrettanto grandi. E potremo allo stesso modo guardarci indietro dire, “Cazzo, è stata dura… Ma guarda che ho fatto e fin dove sono arrivato… E chissà quante ne farò ancora!”

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