Di ritorno da una gita nei Colli Euganei con la famiglia di mio fratello Andrea, mio papà mi porta in regalo un paio di bottiglie della Società Agricola “Le Volpi”. Il loro sito, molto ben fatto, dà l’idea di un’azienda agricola moderna, che coniuga alla produzione vitivinicola di qualità la possibilità di soggiornare in azienda in una struttura di ottimo livello; al contempo, grande attenzione è posta all’immagine e alla promozione dei loro prodotti: vino ma anche olio e distillati, tutto rigorosamente biologico.
I vini che ho ricevuto in regalo sono un bianco frizzante ed un rosso, che con piacere ed interesse vado ad assaggiare e recensire.
“Le Volpi Prosecco DOC… Sui lieviti”, vitigno Glera in purezza. Alcol 11,0% vol. Sans année. Dosaggio: extra brut. Categoria di riferimento: vini spumanti naturali (rifermentazione in bottiglia). Vino biologico, senza solfiti aggiunti.
Area di produzione: Baone, Padova.
Degustazione: il leit-motiv di questo vino biologico rifermentato in bottiglia è senza dubbio la presenza dei lieviti. Osservando il vino attraverso il vetro bianco trasparente della bottiglia si nota subito una certa torbidità e, sul fondo, alcune velature di colore marrone scuro date dai depositi di lievito. Una volta stappato e versato nel bicchiere, il vino si presenta velato, di un bel colore giallo paglierino di media intensità. Sorprendente il perlage, un tripudio di bollicine fini, numerose e persistenti. All’assaggio si rivela di media intensità e complessità, con profumi fruttati di cui si coglie la pungenza degli agrumi – pompelmo, cedro, pesca bianca – per poi apprezzare profumi più dolci e delicati di mela e pera. Indubbia la presenza del lievito, che si avverte nella sua inconfondibile, fragrante citricità.
Sensazione, questa, preponderante anche all’assaggio: sebbene solo abbastanza intenso, in bocca la sua torbidità gli dona però una particolare consistenza. Predominano com’è ovvio le durezze, il vino è secco e sapido e dopo l’impatto tagliente delle bollicine rimane a lungo in bocca il gusto acidulo ed un po’ amarognolo del lievito, quasi stessimo degustando una lambic.
Ammetto di non avere molta esperienza con il vino bio, e forse questo è il primo spumante naturale che assaggio. Direi che fa categoria a sé, e pertanto mi astengo dal dare un punteggio. Di sicuro l’idea è molto coraggiosa ed interessante, ne risulta un vino molto particolare che comunque se lo andiamo a comparare con i vari prosecchi “industriali” (d’accordo, è rifermentato in bottiglia, ma con un metodo classico non c’è proprio paragone!) ha sicuramente un suo perché, soprattutto se l’occasione è, poniamo, un brindisi al bar con qualche stuzzichino: si presenta molto bene, ottimo perlage e profumo fresco, invitante, mentre all’assaggio potrebbe non essere per tutti i palati.
“Le Volpi 12 Mesi Colli Euganei Merlot DOC”, ottenuto da vitigni Merlot in purezza. Alcol 14% vol. Annata 2016. Categoria di riferimento: vini rossi giovani/di media struttura. Vino biologico, senza solfiti aggiunti.
Area di produzione: Colli Euganei, Padova.
Degustazione: giovane Merlot biologico, si presenta limpido, di un bel rosso rubino con lievi riflessi purpurei, di media intensità. Abbastanza consistente nel bicchiere, al naso colpisce dritto, senza giri di parole: intenso e di buona complessità, con i classici profumi varietali: la speziatura innanzitutto, pepe di cayenna, chili, noce moscata; poi sentori floreali e fruttati, di fiori appassiti e prugne secche; infine cuoio, sandalo, e sensazioni eteree che tradiscono una forte alcolicità.
All’assaggio l’intensità è assolutamente confermata. Abbastanza morbido e tannico, la speziatura percepita poc’anzi permane a lungo in bocca mentre gli altri aromi pian piano evaporano. Acidità e sapidità sono appena bilanciate da un forte contenuto alcolico. I polialcoli si percepiscono, ma sono sopraffatti dalle componenti dure del vino. Abbastanza armonico, di sicuro seppur biologico questo vino è appena appena pronto per il consumo. Un po’ di meditazione in bottiglia gli gioverà sicuramente.
Me lo vedo in abbinamento con una buona pasta al ragù, oppure – perché no? – con i classici moscardini in umido e polenta bianca. La buona persistenza aromatica lo rende un vino che può tranquillamente gestire cibi aromatici e speziati. Abbinamento esotico? Bul kogi, piatto tipico coreano, carne di manzo marinata saltata alla griglia con aglio, cipolle e peperoni verdi.
Anche per questo vino non dò punteggio, ma termino dicendo semplicemente che mi è molto piaciuto, dopo un primo impatto un po’ irruento si lascia conoscere e rivela, assaggio dopo assaggio, una complessità crescente fatta di tante sfaccettature.
Filippo Forchino. Classe 1975, laureato in Informatica, ha lavorato nel settore delle telecomunicazioni, automotive e domotica per grandi multinazionali. Attualmente presta la sua consulenza negli stessi settori come libero professionista. Appassionato di moltissime cose, dalla scrittura al disegno, dalla lavorazione del legno a quella della ceramica, dal trekking alla fotografia, inizia quasi per caso a frequentare i corsi di qualificazione per Sommelier AIS nel Settembre 2016, continua per passione e viene laureato Sommelier a Gennaio 2018. Da allora ogni tanto scrive anche qualche articolo sul vino, mettendoci più competenza possibile!