Giorno 10. Nella notte ha piovuto abbondantemente (come un’acquazzone estivo, solo che è durato diverse ore). Al mattino ci accorgiamo che la cascata davanti al nostro villaggio è triplicata in ampiezza, però ormai sta spiovendo tant’è che finita la colazione la pioggia è finita. Però appena usciti di casa dobbiamo attraversare un ruscello, che si è talmente ingrossato con la pioggia che saltarlo è un problema, dobbiamo toglierci le scarpe e guadarlo.
I sentieri sono molto fangosi. Camminiamo in piano e poi in salita, attraversando villaggi più grandi del nostro. C’è perfino un piccolo mercato, con frutta, carne, l’officina per le moto, il negozio di scarpe (solo ciabatte e stivali di gomma), quello di vestiti (best seller: magliette a striscie bianche e blu o rosse per le donne, camicie bianche o blu per gli uomini), ecc. Oggi non ci segue nessuna, ma appena arrivati all’unico ristorante della zona le donne sulla soglia, prima intente a parlare e vendere qualcosa in strada, ci seguono con le loro gerle e si mettono a ricamare davanti a noi. É il loro modo per rompere il ghiaccio, visto che nemmeno 5 minuti dopo hanno già tirato fuori la loro mercanzia cominciando il martellamento commerciale. La fattura delle cose sembra migliore di ieri (le donne sono di un’altra etnia) ma gli articoli sono più o meno sempre gli stessi. Il pranzo prevede la scelta tra riso fritto e spaghetti fritti o in brodo (sono ahimè gli instant noodles che vendono fuori nella sezione ‘negozio’, solo spacchettati), e per frutta una mini anguria. Dobbiamo aver resistito abbastanza bene all’assalto visto che nessuna ci segue una volta finito. Dall’alto della valle il trekking prevede di scendere giù fino al fiume. La nostra guida Sen sembra avere molta fretta, suo figlio non sta bene e si capisce che non vede l’ora di tornare a casa. Purtroppo i sentieri sono davvero impraticabili: a volte sono diventati il letto di un torrente, a volte un mare di fango; camminiamo sulle pietre, e quando non é possibile deviamo sui bordi delle risaie (come delle grosse vasche). I sentieri sono come delle trincee a volte molto ripide, piene di fango o d’acqua, e scivolare è davvero facile, anche perchè raramente ci si può aggrappare a qualcosa, e quando appoggi il piede non su una pietra non sei mai sicuro se l’appoggio sia solido o no.
Il tempo poi continua a peggiorare, prima una pioggerellina, poi vera pioggia. È troppo umido per il k-way, copro appena lo zaino sperando di tener lontana l’acqua dalla macchina fotografica, dal passaporto e dai vestiti asciutti.
Sembra davvero un percorso di guerra. Quando arriviamo sulla strada principale pensiamo di essere al sicuro ma Sen ci dice che essendo un trekking, non possiamo fare la carrozzabile (come se fossero in agguato gli ispettori del ministero del turismo). E allora giù per altri sentieri, fino a raggiungere la condotta forzata della centrale idroelettrica, un enorme tubo metallico bianco che seguiamo, lungo gli scalini in cemento armato spesso in rovina, fino al fondovalle.
Questa è la nostra destinazione, che raggiungiamo intorno alle 15:30. Un po’ presto, ma piove e siamo bagnati fradici, personalmente non ho voglia di altro se non di una doccia ed un po’ di relax. Tra l’altro in questo homestay c’è anche il wifi! E per fortuna, perché non c’è altro per passare il tempo, se non un pallone ed un mazzo di carte a cui manca l’asso di picche. Non un libro, una rivista, una scacchiera, nulla. Ci sono i racconti di viaggio degli altri da ascoltare; prima però bisogna superare un nuovo estenuante assedio da parte delle donne di etnia Tai che non appena finita la pioggia arrivano con le loro gerle e cominciano con le loro domande rompighiaccio: da dove vieni, come ti chiami, compri qualcosa, vedo che hai comprato dall’altra tribù, ora compra anche da me… E così via. Penso siano rimaste circa un’ora e mezza. Nessuna partita a carte, cena insieme alla famiglia (massima interazione: come ti chiami? Quanti anni hai?), racconti di viaggio. Personalmente per oggi ne ho abbastanza, preferisco riposarmi anche se sono solo da poco passate le otto. Nella valle sale la nebbia ed infine cala la notte. Delle specie di grilli fanno un casino infernale (come quando ti fischiano le orecchie). Domani ci aspetta una breve camminata al mattino (pioggia permettendo), pranzo e poi il lungo ritorno ad Hanoi.